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Amo leggere e scrivere. Ho pubblicato diversi romanzi thriller

giovedì 9 luglio 2020

La fisica di "Velocità di curvatura"

Salve amici, in questo post vi parlerò degli argomenti di fisica presenti nel mio romanzo Velocità di curvatura. Innanzitutto vi dico che mi sono ispirato al grande genio di Albert Einstein e alla sua celeberrima Teoria della Relatività per realizzare le fondamenta scientifiche del mio romanzo. A più di cent'anni di distanza, il fisico di Ulm è ancora fonte di ispirazione per tantissimi scrittori di fantascienza e scienziati. 
Poi aggiungo che vi è anche traccia della Meccanica Quantistica, una teoria bizzarra, affascinante, la cui validità è supportata da tantissimi dati sperimentali.
E poi c'è la Meccanica Classica, la teoria messa in piedi da sir Isaac Newton, uno dei più brillanti scienziati di tutti i tempi.
Infine, vi sono tantissime applicazioni tecnologiche di svariate branche della fisica, come l'Ottica e l'Elettromagnetismo, solo per citarne alcune.
Insomma, in Velocità di curvatura c'è molta carne al fuoco, un romanzo che è in grado di stimolare anche le menti più pigre.
Non mi resta che salutarvi e augurarvi buona lettura con i romanzi di Alfonso Stile scrittore.


 

martedì 7 luglio 2020

Incipit di "Velocità di curvatura"

Salve amici, in questo post vi propongo l'incipit del mio ultimo romanzo Velocità di curvatura, che peraltro potete trovare su amazon.it.

Introduzione: L’incidente di Torre del Greco

 Nell’alba malata di un giorno di inizio dicembre, la cittadina di Torre del Greco, un brandello di terra stretto tra il Vesuvio e il mare, aveva conosciuto il proprio olocausto nucleare. Due caccia Eurofighter dell’esercito italiano avevano partorito nella luce incerta dell’aurora due ordigni atomici da 10000 kilotoni l’uno, in rapida sequenza. Due esplosioni violentissime e ravvicinate provocarono un’ecatombe. Secondo una stima del governo italiano, nello scoppio perirono circa centomila persone. La deflagrazione, abbagliante di lampi radioattivi, aveva interessato una zona molto vasta, ben oltre i confini del territorio comunale di Torre del Greco. Il fiero e svettante cono del Vesuvio mutò d’aspetto nel giro di pochi maledetti secondi. Le autorità, dopo un lungo conciliabolo, avevano stabilito di radere al suolo la città per rispondere all’emergenza causata dalla diffusione incontrollabile di un virus, creato in laboratorio da uno scienziato torrese, il dottor Ignazio Panariello. Questi lo aveva denominato “Immortal Virus”, o più semplicemente “Virus I”. Lo scienziato aveva ricavato il virus dal fiore di una pianta rara endemica dell’America Latina, la Guanabana. L’agente virale causava mutazioni genetiche nel corpo dell’ospite, generando un incremento dell’aggressività e della capacità del cervello di assumere dopamina, rendendo l’individuo infetto ultrasensibile agli stimoli esterni. Si trattava di un virus a bassa contagiosità, che per trasmettersi aveva bisogno del contatto sangue-sangue o saliva-sangue, oppure di rapporti sessuali non protetti. Una volta entrato nel circolo sanguigno dell’ospite non infetto, ricercava alcune particolari cellule in cui riprodursi. Entrato nella cellula, sostituiva il DNA dell’ospite con il proprio, alterando le funzioni della cellula. Il virus veniva espulso dalla cellula per gemmazione e immesso nel sistema circolatorio. Tra le numerose proprietà del virus, figurava la capacità di distinguere le cellule sane da quelle tumorali, di eliminare solo queste ultime (mentre in chemioterapia vengono annientate entrambe in maniera indiscriminata), e di favorire la neuro genesi, ovvero la rinascita delle cellule morte del cervello. Per incrementare l’efficacia del Virus I nella lotta alle neoplasie, il dottor Panariello aveva combinato la versione originale con il DNA di una specie di scorpioni cannibali, brevettando la Versione 02. Il risultato era stato nefasto. I soggetti infettati dal Virus I, infatti, mostravano una marcata inclinazione verso il cannibalismo.